Veduta di Olevano di Raphael Mafai, in mostra al Museo Novecento

Veduta di Olevano di Raphael Mafai, in mostra al Museo Novecento

La felicità del paesaggio

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"Si tratta di un eccezionale sensibilità coloristica." È così che il critico Corrado Pavolini descrisse l'opera di Raphael Mafai nel 1929. "Questa artista avverte nelle cose, nei terreni, nei cieli, negli uomini, una ricchezza tale di gamme, di passaggi del tono, che il tessuto della sua pittura ne acquista una varietà sempre nuova; restando non sai come armonicamente fuso dalla giustezza spontanea dei rapporti. Di rado, anche in opere molto lodevoli, si vedono superfici così per intero ‘dipinte’, senza soste o lacune. Codesta felicità e freschezza cromatica trova negli accenti architettonici del paesaggio romano traduzioni curiose, di sapore prettamente russo, come in cupole e campanili, e anche nel gusto arcaico e popolaresco onde sono intese le forme arboree. [...] Al di là della loro apparenza stramba, espressionistica, frutto non di astratto cerebralismo ma di visione diretta e sincera, tutti questi dipinti dimostrano un’originalità schiettissima di temperamento pittorico"

(C. Pavolini, In 'Mostre romane'. Antonietta Raphaël, ne 'Il Tevere', 1929).