Home >> News >> In Evidenza >> Advancing Women Artists annuncia la sua fine, con ‘Missione compiuta’
La restauratrice Marina Vincenti con il dipinto San Giovanni di Dio di Violante Ferroni

La restauratrice Marina Vincenti con il dipinto San Giovanni di Dio di Violante Ferroni

Advancing Women Artists annuncia la sua fine, con ‘Missione compiuta’
SHARE
Facebook
Twitter

La chiusura di AWA, un invito

Dopo 70 restauri incentrati principalmente sulle artiste fiorentine dal XVI al XX secolo, Advancing Women Artists ha annunciato la sua chiusura ed è pronta a “passare il testimone” ai dirigenti dei musei di tutto il mondo per portare avanti gli sforzi finora compiuti per salvaguardare, presentare al pubblico e promuovere l’arte al femminile. Un impegno di 14 anni nella ricerca, nella documentazione, nel restauro e nell’esposizione di opere di artiste del passato che a Firenze ha prodotto una tradizione stabile grazie alla partnership con le Gallerie degli Uffizi, la Galleria dell’Accademia, il Complesso di Santa Croce e altre realtà significative, tra cui il Museo di San Marco, quello di San Salvi e quello di Santa Maria Novella. A Firenze AWA ha finanziato cataloghi di mostra dedicati all’arte delle donne, contribuendo a diffonderne la conoscenza e la sua ricerca è stata “immortalata” in diversi importanti volumi, due dei quali sono poi divenuti la base di documentari televisivi che hanno vinto o sono stati nominati per gli Emmy. Sono state recuperate e rese visibili le opere di un ampio e variegato gruppo di artiste come Artemisia Gentileschi, Violante Siries Cerroti, Elisabeth Chaplin, Felicie de Fauveau e Leonetta Pieraccini Cecchi. Particolarmente significativo è stato il lavoro di recupero che AWA, guidata dalla fondatrice Jane Fortune, ha svolto per l’opera di Plautilla Nelli, un decennio di attività di restauro che ha fornito le basi per la prima mostra monografica dell’artista alle Gallerie degli Uffizi nel 2017 e ha portato all’esposizione permanente della sua preziosissima e monumentale Ultima Cena nel complesso di Santa Maria Novella.

È Linda Falcone, direttrice di AWA, a chiarire le motivazioni della chiusura dell’organizzazione: “La tendenza attuale a Firenze e nel mondo è quella di promuovere esposizioni temporanee dedicate all’arte al femminile che forniscono una prospettiva culturale e favoriscono la comprensione dell’opera e dell’identità di queste donne. Laddove l’esposizione permanente non è ritenuta fattibile, le mostre di respiro internazionale garantiscono una visibilità e un’accessibilità immediate”, spiega Linda Falcone. “Tuttavia, per AWA, guidare o partecipare a simili progetti implica fondi cospicui, infrastrutture estese e competenze molto specifiche che vanno al di là delle reali possibilità dell’organizzazione. Se per molti la chiusura di AWA è triste, essa è in realtà un segno di ‘vittoria’ anziché di sconfitta. AWA, infatti, non intendeva durare in eterno; è stata concepita come risorsa di sensibilizzazione per i musei toscani affinché – attraverso i singoli progetti di restauro – potesse far luce su tesori poco conosciuti e restituire al pubblico la metà dimenticata della storia dell’arte. AWA è sempre stata un invito all’azione e, sia a Firenze che all’estero, vi sono prove evidenti che il suo appello continuerà a risuonare e a consolidarsi man mano che i musei stessi faranno propria la nostra missione. E questa è davvero una missione compiuta!”

Commentando la chiusura, il Direttore del Polo Museale Regionale della Toscana Stefano Casciu, che sovrintende all’amministrazione di 49 siti museali a Firenze e oltre, avvalora le prove di una storia di successo: “AWA ci mancherà, ma la sua attività ha contribuito a riscoprire l’arte delle donne portandola in primo piano e garantendone la corretta salvaguardia e considerazione. Il suo lavoro è stato coraggioso e innovativo, non solo per il restauro delle singole opere ma attraverso la valorizzazione delle conoscenze riguardo all’arte femminile in Italia e nei musei fiorentini”.

L’eredità di Jane Fortune

AWA è stata ufficialmente fondata nel 2009, ma il suo lavoro è iniziato tre anni prima, quando la sua fondatrice Jane Fortune, imbattutasi in un dipinto dell’artista conventuale cinquecentesca Plautilla Nelli nel Museo di San Marco a Firenze, ha deciso di finanziarne il restauro. Affascinata da Plautilla, si chiedeva quante altre opere d’arte di ignote pittrici avrebbero avuto bisogno di essere restaurate. L’interrogativo che la guidava “Dove sono le artiste?” si è rapidamente trasformato in una missione personale: rendere visibile la loro opera. A Firenze, la Fortune era nota come “Indiana Jane”, un soprannome appropriato per un’appassionata d’arte dell’Indiana, alla ricerca di tesori perduti da recuperare. L’obiettivo finale del suo lavoro le era chiaro sin dal principio: creare ‘uno spazio tutto loro’, che inizialmente immaginava come una galleria di sorta, con sede a Firenze, in cui AWA potesse esporre dipinti e sculture di donne che erano stati recuperati dai depositi dei musei. La sua visione originale del progetto si sarebbe espansa nel corso degli anni, mentre portava avanti la sua ricerca. Alla fine – anche se le sarebbe molto piaciuta una galleria di tesori d’arte dimenticati, come tributo a Firenze, sua città adottiva – Jane Fortune si è resa conto che per consentire una visibilità a lungo termine e di vasta portata a più artiste in tutto il mondo... la sua visione avrebbe dovuto essere virtuale.

Nel 2017, Indiana Jane ha annunciato che la sua partecipazione e il suo sostegno ad AWA si sarebbero conclusi con la presentazione della monumentale Ultima Cena di Plautilla Nelli, al Museo di Santa Maria Novella nel 2019. La suora artista sarebbe stata per sempre la sua musa, ma una volta che il suo capolavoro è stato recuperato per i posteri, la Fortune ha ritenuto di aver ‘fatto la sua parte per Firenze’ e ha pianificato di dedicare le sue energie e risorse a garantire la realizzazione del suo obiettivo originale, più vicino a casa, a Bloomington, nell’Indiana, presso il Sidney and Lois Eskenazi Museum of Art dell’Università dell’Indiana. Jane ha portato avanti il suo impegno nella promozione e riscoperta di artiste fino al 2018, anno in cui, prima di morire, ha istituito il Jane Fortune Fund for Virtual Advancement of Women Artists, la cui missione è quella di riunire e condividere le ricerche di AWA, dell’Eskenazi Museum of Art e dell’Università dell’Indiana finalizzate alla realizzazione del più grande database al mondo dedicato alle artiste internazionali dal 1500 al 1800 – giustamente chiamato ‘A Space of Their Own’, ovvero ‘Uno spazio tutto loro’.

Cosa aspettarsi

Come parte di una tradizione che va avanti, l’organizzazione sta compilando il suo archivio di oltre 2500 immagini, una selezione dei progetti dal 2006 al 2020 a cui potranno accedere digitalmente i ricercatori di tutto il mondo. Durante gli ultimi sei mesi di AWA, i sostenitori fiorentini ed esteri hanno la possibilità di seguire ‘Restoration Conversations’, la serie di interviste on-line che sta andando avanti in collaborazione con The Florentine. È inoltre in preparazione, per marzo fino a maggio, ‘The Oltrarno Gaze’, il programma, iniziato in autunno, che prevede la partecipazione di alcuni partner di AWA: il Palmerino, il British Institute of Florence, lo Studio Puck e l’Atelier degli Artigianelli (date e luoghi sono da definirsi). Il progetto prevede una mostra pop-up che fungerà a tutti gli effetti anche da tavola rotonda per quegli artigiani veterani ed emergenti le cui storie colgono l’identità dinamica del suggestivo quartiere dell’Oltrarno fiorentino. Il calendario prevede anche una serie di conferenze su temi di attualità oltre ad un programma di borse di studio a sostegno di cinque futuri artigiani del Liceo artistico di Porta Romana. In primavera, negli Stati Uniti, sarà la volta dello speciale televisivo ispirato da AWA su Plautilla Nelli e le sue opere restaurate (una produzione WFYI e Bunker Film – a maggio in anteprima a Firenze), seguito dalla trasmissione a livello europeo di un documentario tedesco sull’arte perduta delle donne della Koberstein Film, in cui sarà presentato il progetto finale dell’organizzazione ‘The Art of Healing’.

‘The Art of Healing’ prevede il restauro delle due opere devozionali di grande dimensione di Violante Ferroni, il San Giovanni di Dio guarisce le vittime della peste e il San Giovanni di Dio dà il pane ai poveri, la cui inaugurazione è prevista per maggio presso l’antico Ospedale di San Giovanni di Dio a Firenze. “È un onore essere coinvolta nel progetto finale di AWA”, afferma Elizabeth Wicks, restauratrice d’arte che vive a Firenze. “Nel corso degli anni, l’organizzazione ha dato alle restauratrici preziose opportunità di lavoro sull’arte femminile – evento assai raro in passato. E questo ha inoltre portato l’attenzione sul fatto che, a partire dall’alluvione del 1966 a Firenze, il restauro artistico è divenuto un’impresa principalmente femminile. Il progetto su Violante Ferroni ha avuto inizio con la ricerca del certificato battesimale dell’artista settecentesca, allo scopo di trovare primi indizi su questa autrice di dipinti monumentali rimasta invisibile alla storia. Lentamente ma con certezza, ne stiamo ricostruendo la vita, studiando lo stile, documentando i dipinti per prepararci all’esposizione al pubblico. Grazie a questo progetto Violante Ferroni tornerà in vita, incarnando perfettamente tutto ciò che AWA si è impegnata a raggiungere durante il suo percorso”.

*The ‘Art of Healing’, ovvero ‘L’Arte della guarigione’ è un progetto multi-partner: Per un elenco completo delle istituzioni e dei singoli sponsor, vedi qui.