Una mano forte nel disegno e il cuore di una colorista. Lea Colliva (1901 – 1975) era un artista bolognese del ventesimo secolo che viene spesso elogiata per i suoi disegni e gli studi figurativi. Ha esposto alla Quadriennale di Roma nel 1931 e ha continuato ad esporre le sue opere in tutto il mondo… New York, San Francisco, Filadelfia, Varsavia, Parigi e Londra. Ha esposto alla Biennale di Venezia in tre edizioni: 1936, 1948 e 1950. Professoressa all'Accademia di Belle Arti di Bologna, Colliva ha avuto una formazione sugli studi del Rinascimento, ma è stata profondamente ispirata dai movimenti informali europei. Fu l'unica pittrice a frequentare il gruppo di artisti bolognesi al Caffè San Pietro. La maggior parte delle opere di Colliva fa parte della collezione della Fondazione Bertocchi-Colliva, esposta all'Emil Banca di Monzumo. Nino Bertocchi, pittore e critico d'arte bolognese, era amico d'infanzia e cognato di Colliva. Amante dei paesaggi ottocenteschi, Bertocchi influenzò profondamente Colliva, tanto che il critico Francesco Arcangeli nel 1973 lo definì "l'ultimo dei naturalisti". Benché rispettati, entrambi i pittori erano "vittime" del noto fenomeno bolognese: tutti i pittori del ventesimo secolo in quella regione, vivevano all'ombra del commercialmente gigante Giorgio Morandi e delle sue "composizioni di bottiglie" di fama mondiale. Rispetto al suo compagno d'arte, Colliva per emergere fu costretta a sperimentare molto di più; la sua pittura è intrisa delle tendenze d'avanguardia del suo tempo. L’esperta di Colliva, Beatrice Buscaroli scrive: "Lea Colliva scalpita, tra figure, fiori e paesaggi, tra Rembrandt, Soutine, e un’irrequieta ricerca espressionista."